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1977 - 2023: 47 anni di attività del Centro di Studi Sorani Vincenzo Patriarca APS

Lo scienziato padre Georg V. Coyne ci lascia in dono la gioia della scienza come cammino di ricerca

Apprendiamo con sincera commozione la notizia della morte dello scienziato padre Georg V. Coyne S.J., direttore della Specola Vaticana dal 1978 al 2006.
Padre Coyne è stato amico del Centro di Studi Sorani. Ha autorevolmente collaborato in occasione dei nostri convegni internazionali di studio su Cesare Baronio. Fondamentale rimane il suo saggio su Bellarmino e la Nuova Astronomia nell’età della Controriforma al simposio del 1986 di cui abbiamo curato e pubblicato gli atti. «Con Galileo – egli scrive – [Bellarmino] condivideva la tesi del principio dell’indagine scientifica, almeno nel senso che l’interpretazione dei luoghi della S. Scrittura dove si parla di fatti astronomici debba accordarsi con i risultati scientifici, ma era incline a limitare questo principio ai sensi non letterali delle Scritture». E proseguendo, si domanda: «Come è possibile rifugiarsi in un senso metaforico quando il testo letterale ha un significato evidente e le indagini scientifiche dovrebbero misurarsi con il senso letterale della Sacra Scrittura? Nonostante la sua adesione alle teorie geocentriche, [Bellarmino] accettava il fatto che Galileo ipotizzasse un universo eliocentrico, senza considerarlo un fatto provato». È tuttora motivo di attenta riflessione critica ciò che Coyne afferma concludendo il saggio: «Rigorosamente parlando, Bellarmino non aveva torto nel considerare il sistema copernicano ancora come un’ipotesi; infatti solo nel 1728, quando venne scoperta l’aberrazione della luce, e nel 1838, con la scoperta delle parallassi delle stelle, si ebbero le vere dimostrazioni del movimento della terra intorno al sole. Galileo purtroppo non diede mai una dimostrazione valida del Copernicanismo». Insomma l’analisi del problema si sposta sul piano della storia della scienza. Ancora più denso di pressante attualità è il saggio che padre Coyne ci regalò quando nel 2009 ideammo un volume miscellaneo per gli ottant’anni del prof. Romeo De Maio, la cui vivacità intellettuale aveva orientato le nostre scelte di studi storici sull’età moderna. Coyne sviluppò in quel saggio il tema dell’evoluzione dell’universo e dell’umanità, partendo dalla considerazione che tre sono gli argomenti principali «che provano che l’universo, inteso come un tutto, è soggetto a evoluzione. Essi sono: a) la relazione di Hubble tra velocità e distanza delle galassie; b) le quantità di elementi leggeri presenti nell’universo; c) la radiazione cosmica di fondo alla temperatura di tre gradi assoluti». Ne consegue che la migliore spiegazione di questi dati di osservazione «è che l’universo, dopo uno stato iniziale, se pure ci fu un inizio, caratterizzato da densità e temperature altissime, si sia andato continuamente dilatando e raffreddando. Dall’energia iniziale si formarono così la materia, le galassie, le stelle, l’uomo. In questo processo, l’emergenza della materia organica in generale e dell’uomo in particolare, sembra aver richiesto una straordinaria serie di coincidenze o “sintonia fine” dello stesso processo evolutivo. Benché non si sia ancora trovata una spiegazione scientifica definitiva di tale “sintonia”, e perciò non ci è ancora dato di capire in che modo l’essere umano è legato all’evoluzione del cosmo, si possono tuttavia fare alcune considerazioni interessanti», che invitiamo a ripercorrere nel saggio da noi pubblicato, a cominciare dalle cosmologie basate sul Big Bang. Qui sembra sufficiente e stimolante riportare le tre domande conclusive del testo: «1) La vita, nel quadro dell’evoluzione dell’universo fisico, doveva apparire necessariamente? Apparve per caso? Può essere spiegata? 2) La vita esiste solo sul nostro pianeta? 3) La vita, a livello dell’intelligenza e dell’autocoscienza, rappresenta un fattore importante per l’evoluzione futura dell’universo? Sono domande che esulano dal tema prefissato e che ci porterebbero fuori del campo delle scienze della natura. Preferisco tuttavia correre questo rischio ricapitolando le domande ora fatte in un’ultima domanda tendenziosa: esistiamo solo per riciclare l’energia nella forma in cui ci viene fornita dall’universo, oppure siamo esseri speciali, nei quali l’universo trova la possibilità di passare dalla materia allo spirito?». Proprio su queste problematiche padre Coyne accettò il nostro invito ad incontrare professori e studenti del Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Sora. Credo che la riflessione squisitamente scientifica allora snodatasi sia rimasta memorabile nella mente anche di coloro che si erano mostrati scettici ad ascoltare e dialogare con l’esperienza di uno scienziato membro della Compagnia di Gesù.
Ricordiamo la solarità di padre Coyne, la sua innata simpatia umana, la naturale capacità di stabilire relazioni di grande dignità, di rispetto e di sincera amicizia.

Sora, 13 febbraio 2020
Luigi Gulia
presidente del Centro di Studi Sorani

 

Proponiamo ai nostri soci e a quanti frequentano il nostro sito l’articolo tratto da «L’Osservatore Romano» in data 13 febbraio 2020, pubblicato nell’edizione stampata di venerdì 14 febbraio 2020.

Tra scienza e fede

 

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